Teatro - Scenografie

In teatro con Pierluigi Piccinetti

(...) Giunto a Fano da Roma dove avevo avuto la possibilità di lavorare come aiuto - scenografo in diversi teatri (Quirino, Le muse, Eliseo, Teatro dei Servi, Manzoni, Teatro Tenda) e di assistere - prelibatezza per pochi - alle prove di famosi attori (I Giovani, Albrtazzi/ Proclemer, Lupo, Poli, Censi/ Del Bianco ed altri), fui oltremodo felice di incontrare persone animate dalla mia stessa passione e con tanta voglia di fare.

Sì, ma per le scene ? Piccinetti. Per le scene, Pierluigi Piccinetti. E fu un bel lavorare per anni, gli anni verdi del gruppo teatrale "La Polena". Pierluigi aveva una specie di fiuto, un intuito innato per cogliere lo spirito profondo dell'opera e farlo aleggiare nelle sue realizzazioni scenografiche. Per Assassinio nella Cattedrale (T. S. Eliot) gli attori si mossero fra tre leggerissime arcate gotiche scorciate in prospettiva verso la sagoma di una croce dipinta sospesa sul fondo e, sulla destra, la combinazione di tre cubi che assolvevano alle funzioni di inginocchiatoio, altare, pulpito. Elementi neutri, accenni smaterializzati, residui della memoria naviganti in uno spazio indefinito e indefinibile, quello creato dal nero velario del fondo, quello che lui, Piccinetti aveva saputo caricare con indicibili suggestioni.

Siamo nel 1975. Un'ampia pedana sulla destra per definire il piano rialzato di una sala del trono, luogo deputato all'esercizio del potere; tre larghe fasce di cellofan dipinte ed erette a lesena fino a sparire fra i celetti, collocati in tre punti asimmetrici della scena, ed ecco il luogo ideale per l'Antigone di Anouilh. (...) Una tragedia che non ha confini di tempo e di spazio e che Piccinetti con straordinaria capacità di sintesi, colloca, con i suoi cellofan dipinti, fra la cretese - micenea Dea dei Serpenti e le contemporanee geometrie di Mondrian. Il resto è luce che filtra e gioca fra le bande dipinte e crea effetti di vetrate istoriate. Tutto si anima e acquista connotazioni atemporali, e diventa cosmico il dramma che scaturisce dal diritto dell'uomo di dire "no" ad ogni tirannia. (...)

Fano, 28/4/2002 "Il Nuovo Amico"
Guido Ugolini

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